
Il pomodoro e originario del Perù e del Messico dove era già disponibile 5000 anni prima di Cristo.
Gli Aztechi lo chiamavano xitomatl (da cui l’inglese tomato)
Come il mais, il cacao, il peperone e la patata è uno dei preziosi doni arrivati dalle Americhe, in particolare l’arrivo in Europa del pomodoro ha una data precisa: il 1540, quando il condottiero spagnolo Hernan Cortès rientrò in patria con alcune piantine al seguito di Cristoforo Colombo.
In Messico era spesso mescolato con il peperoncino o con i semi di zucca e veniva adoperato in tanti modi soprattutto per accompagnare il carne il pesce ma si mangiava anche così al naturale
All’inizio della sua presenza in Europa il pomodoro faticò ad essere introdotto nelle corti, perché su di esso pensava un pregiudizio popolare: data la sua appartenenza alla famiglia delle solanacee, la stessa famiglia della bella donna per intenderci, doveva per forza essere tossico e quindi molto pericoloso.
Per questo motivo all’inizio fu utilizzato più come pianta ornamentale che come alimento.

Nel ‘500 il pomodoro arriva dalla Spagna a Napoli ma per due secoli non avviene nulla.
Il primo a farne un utilizzo in cucina, è stato il cuoco Antonio Latini napoletano di adozione, ma comunque veniva sempre ritenuto una curiosità esotica.
Di sicuro a quel tempo nessuno poteva mai immaginare che il pomodoro sarebbe diventato emblema della cucina italiana.
In Italia la storia documentata del pomodoro inizia a Pisa nel 1548, quando Cosimo dei Medici ricevette dalla sua tenuta fiorentina di Torre del gallo un cesto dei pomodori nati da semi regalati alla moglie, Eleonora di Toledo, dal padre Vicerè del regno di Napoli.
Ed ancora nel ‘700 i Maccaroni che allora si vendevano per le strade di Napoli, erano ancora in bianco non avevano ancora incontrato il pomodoro con il quale avrebbe stretto un sodalizio meraviglioso.

Poi quasi improvvisamente, nel 1773, il pomodoro entra ufficialmente nella storia della cucina.
Nel ricettario pubblicato a Napoli dal cuoco galante di Vincenzo Corrado, il pomodoro viene proposto ripieno, fritto, in frittata ed in tante altre ricette.
Pochi anni dopo Francesco Leonardi, un grande chef italiano che operò in Francia e poi alla corte di Caterina di Russia, lo inserisce nel suo libro Apicio Moderno come sugo di pomodoro ma lo chiama culì, e viene usato per insaporire le carni.
L’incontro storico , invece, tra la pasta ed il pomodoro avviene nel 1839 ad opera di un altro grande cuoco Ippolito Cavalcanti che richiama nel suo ricettario, “Viermicielli co lo pumadoro”, ma per il momento la sua diffusione è limitata soltanto al Sud.

Il tramite per diffondere il pomodoro in tutta la penisola viene sempre da Napoli nel 1889 e grazie ad un altro storico emblema della cucina italiana: la pizza margherita, inventata in onore della regina Margherita di Savoia.
Pian piano il pomodoro si diffonde in tutta la penisola e si adatta bene anche ai climi più settentrionali come in Liguria, in Toscana o in Emilia Romagna.
Caratteristiche e proprietà
Tutte le parti verdi della pianta sono tossiche, in quanto contengono solanina, un glicoloide appunto tossico, che non viene eliminato nemmeno per mezzo dei normali processi di cottura; per tale motivo, il fusto e le foglie non vengono utilizzati a scopo alimentare.